Troppo rumore in mare, è allarme per balene e delfini

Troppo rumore in mare, è allarme per balene e delfini

di Giuseppe Maselli

In mare c’è troppo rumore e a farne le spese sono i cetacei. L’inquinamento acustico è infatti un’emergenza da regolamentare al più presto se si vogliono salvare i cetacei, animali ‘acustici’ per eccellenza, che già versano in critiche condizioni di conservazione, delfino compreso. È quanto emerge dal nuovo report del Wwf ‘Rumore antropico nel mare, sopportabile per l’uomo, deleterio per i cetacei‘, con il quale l’Associazione chiede alle istituzioni misure urgenti per normare e ridurre le emissioni sonore di origine antropica nel ‘Mare nostrum’, vero e proprio ‘hotspot’ di biodiversità per i cetacei.

L’esposizione al rumore può produrre un’ampia gamma di effetti negativi sui mammiferi marini, dal forzato abbandono dell’area alla perdita di sensibilità uditiva come conseguenza di traumi acustici, che dipendono poi dalla durata e dall’intensità dell’esposizione. Il Wwf descrive nel report due categorie di rumori: quello impulsivo o anche detto ‘a impatto’ è quello prodotto dalle esplorazioni petrolifere, sismiche e oceanografiche o dall’impiego di air-guns o dai sonar. È un suono ad alte frequenze, di breve durata che può ripetersi o meno nel tempo.

Il rumore continuo, come quello prodotto dal traffico nautico, è un suono a basse frequenze che persiste nel tempo (da pochi minuti a diverse ore). Entrambi i tipi di rumore provocano effetti collaterali sulla vita dei cetacei, che tendono ad allontanarsi dalle loro abituali zone di alimentazione e riproduzione, o addirittura perdere le loro capacità uditive e di orientamento nello spazio, tanto da spiaggiarsi sulle nostre coste.

Fonte: Adnkronos