di Federica Unnia
L’Aea-Agenzia europea dell’ambiente stima nel 2019 per l’Italia 49.900 morti premature da esposizione a PM2.5 (al secondo posto in Europa dopo la Germania), 10.640 da NO2 (il valore più alto tra i Paesi europei) e 3170 per l’O3. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) ‘Impatti sulla salute dell’inquinamento atmosferico in Europa’ che presenta stime aggiornate su come tre inquinanti, particolato fine, biossido di azoto, ozono troposferico, hanno influito sulla salute degli europei nel 2019.
Nell’Ue a 27, 307mila persone sono morte prematuramente a causa dell’esposizione all’inquinamento da particolato fine nel 2019. Almeno il 58%, 178mila, di questi decessi si sarebbe potuto evitare se tutti gli Stati membri dell’Ue – spiega l’Agenzia – avessero raggiunto il nuovo livello di 5 µg/m3 delle linee guida per la qualità dell’aria dell’Oms. Secondo il report, altre 40.400 morti premature sono da attribuire all’esposizione cronica al biossido di azoto; 16.800 per l’esposizione all’ozono.
Più in generale, le morti premature attribuite all’inquinamento atmosferico sono diminuite nel 2019 rispetto al 2018. La diminuzione maggiore è stata per l’NO2, con una riduzione del 16% delle morti premature associate. Le morti premature attribuite all’esposizione al particolato fine sono diminuite dell’11%, mentre quelle attribuite all’esposizione all’ozono sono diminuite del 9%. Dal 2005 al 2019 i decessi prematuri attribuiti all’esposizione al PM2,5 nell’Ue a 27 sono diminuiti del 33%.
Fonte: Adnkronos