L’Unesco
tuteli i Nuraghi. È l’appello lanciato da “La Civiltà
Cattolica” attraverso le pagine di Repubblica che anticipa un articolo di
Antonio Spadaro, che uscirà sul prossimo numero della rivista. “La
Civilta’ Cattolica” ha raccolto gli scritti del gesuita Alberto Maria
Centurione sulla cultura nuragica in un volume e questo spiega l’interesse e
l’importanza dell’argomento.
A fine Marzo 2021 si conoscerà l’esito della
richiesta avanzata dal comitato promotore “Sardegna verso l’Unesco” che
insieme al Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori e il Dass (Distretto
aerospaziale della Sardegna) ha contribuito a creare una mappatura dettagliata
del patrimonio archeologico, anche grazie all’uso di tecnologie d’avanguardia
quali i droni, la realtà aumentata e la geolocalizzazione.
Il riconoscimento si unirebbe a quello, ottenuto nel 2008, del “canto a tenore”, proprio della cultura pastorale sarda, quale patrimonio immateriale dell’umanità scrive Spadaro. L’interesse de “La Civilta’ Cattolica” per i nuraghi, risale al 1886 quando apparvero gli studi recenti sopra i nuraghi e la loro importanza, poi raccolti in un volume nel 1888. L’autore – spiega Spadaro – il gesuita Alberto Maria Centurione, vantava dei nuraghi la loro singolarità, moltitudine ed alta antichità cui tutti ad una voce proclamano, riconoscendone il mistero.
E la Sardegna è la regione italiana con il più elevato numero di monumenti naturali, rappresentati da entità geologiche, vegetali, paleontologiche o idriche. I nuraghi sono costruzioni cave di pietre naturali di forma squadrata”. Con l’occupazione punica e romana i nuraghi-tempio furono saccheggiati ma alcuni mantennero la funzione sacra almeno sino ai primi secoli dopo Cristo, traendo spesso il nome dai santi. Così avvenne ai tempi della conquista bizantina, quando divennero luoghi per le sepolture, come San Teodoro di Siurgus Donigal, intitolati a santi.
In questo senso –
aggiunge Spadaro – risulterebbe interessante dedicare studi e ricerche alla
costruzione di itinerari del sacro in terra sarda.
L’occasione opportuna è offerta dal fatto che oggi essi sono ufficialmente
candidati nella lista dei siti riconosciuti dall’Unesco quali patrimonio
dell’umanità. Spardaro ricorda che il complesso archeologico di Su Nuraxi a
Barumini è riconosciuto già patrimonio Unesco. Adesso invece – spiega
-l’obiettivo è far entrare nella lista tutto l’insieme della civiltà
nuragica della Sardegna: da Nughedu San Nicolò, in provincia di Sassari, a
Nuraghe Arrubiu, a Orroli in provincia di Cagliari.
La Sardegna ne conta circa 7.000. E, indubbiamente – sottolinea il direttore di Civiltà Cattolica – la promozione dei nuraghi da parte dell’Unesco avrebbe una ricaduta diretta sulla Sardegna e sull’Italia. Andrebbe integrata in un ampio modello di sviluppo sostenibile, rispettoso delle comunità locali e dei valori culturali e identitari della civiltà sarda. Ma è chiarissima anche la rilevanza mondiale del riconoscimento. Essa è la denominazione ufficiale delle aree registrate nella lista della ‘Convenzione sul patrimonio mondiale’, adottata dalla Conferenza generale dell’Unesco il 16 novembre 1972. Il suo scopo è quello di identificare e mantenere la lista di quei siti – 1.121 in 167 Stati – che rappresentano particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale.
Per il direttore di Civiltà Cattolica, dunque, la rilevanza culturale dei nuraghi appare evidente. Essi sono costruzioni che, per la loro architettura, unità e integrazione nel paesaggio, meritano l’ambito riconoscimento. Rappresentano un capolavoro del genio creativo dell’uomo e mostrano un importante interscambio di valori umani, in un lungo arco temporale, sugli sviluppi dell’architettura e nel disegno del paesaggio. Sono testimonianza di una civiltà, in quanto esempio straordinario di una tipologia edilizia che illustra una fase della storia umana. Questo certifica l’eccezionale valore universale e l’unicità dell’immenso patrimonio di lasciti della civiltà nuragica.