Polimi, 'vero' Smart Working per solo il 17% di aziende

Polimi, 'vero' Smart Working per solo il 17% di aziende

di Giuseppe Rizzo

Oltre che della pandemia, Il 2020 è stato l’anno del boom dello smart working, ma sono ancora poche le realtà che hanno introdotto modelli organizzativi agili, basati su strutture flessibili e leadership condivisa, appena il 17% (in linea con lo scorso anno).

Secondo il 45% degli Hr intervistati, il consolidamento e il potenziamento dello Smart Working sarà la principale sfida in ambito risorse umane del 2021, seguita dalla riqualificazione della forza lavoro (42%) e dallo sviluppo di cultura e competenze digitali (38%).

L’emergenza sanitaria ha infatti costretto il 35% dei lavoratori ad accelerare l’acquisizione di nuove competenze o a cambiare le capacità su cui formarsi, con i giovani che sono riusciti ad adattarsi più facilmente (+48%).

Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio HR Innovation Practice della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno online ”Il nuovo ruolo della Direzione Hr: dall’emergenza alle sfide future”.

Sette lavoratori su dieci pensano che dovranno aggiornare le competenze chiave per svolgere la propria mansione nei prossimi due anni per effetto della digitalizzazione e delle nuove modalità di lavoro: fra questi, l’86% si ritiene pronto, di cui il 62% grazie agli strumenti messi a disposizione dal proprio datore di lavoro.

Per rispondere a queste sfide le imprese hanno accelerato gli investimenti in progetti e iniziative digitali, concentrati soprattutto in attività di comunicazione e gestione del clima aziendale e in formazione.

Ben il 60% del campione prevede un aumento del budget dedicato nel corso del 2021, con il trend medio di investimento più alto degli ultimi anni (+7,5%).

Fonte Adnkronos