Nel padovano scomparsi 100 ettari di terreno, rischio idrogeologico

Nel padovano scomparsi 100 ettari di terreno, rischio idrogeologico

di Alessio Minniti

In un terreno sempre più urbanizzato e cementificato aumenta esponenzialmente il rischio idrogeologico.

A partire dalla provincia: quasi un centinaio di ettari, 97 per la precisione, di terreno sottratto all’ambiente nel breve volgere di un anno: un quarto nel solo Comune di Padova, che già detiene il triste primato del 49,5 per cento di superficie occupata. Se facciamo il classico paragone, in modo da dare un’idea di quanto terreno abbiamo perso è la superficie di 136 campi da calcio, consumata nel giro di un anno.

In questi giorni di allarme allagamenti per l’improvviso innalzamento del livello dei fiumi ci rendiamo conto delle criticità delle nostre aree urbanizzate, non più in grado di smaltire notevoli quantità d’acqua. Venerdì scorso si è celebrata la giornata mondiale del suolo e proprio dagli ultimi dati del’Ispra emerge un’analisi impietosa per il Veneto e in particolare per la nostra provincia, fra le più cementificate d’Italia, soprattutto nell’area centrale di Padova e cintura urbana. 

Complessivamente, certifica l’Ispra, sono 39.768 gli ettari di terreno consumato nella nostra provincia, pari al 18,55%, con una quota pro capite di 424 ettari. Scendendo nel dettaglio comunale nell’ultimo anno, certifica l’Ispra, a Padova sono stati occupati altri 24,81 ettari, seguono Albignasego con 7,8 ettari, Campodarsego con 4,4 e poi Conselve, Legnaro, Saonara con oltre 3 ettari ciascuno, per citare i primi in classifica.

Purtroppo ogni anno assistiamo ad una progressione in un territorio che ha già pagato un contributo altissimo all’urbanizzazione. L’agricoltura continua a perdere una risorsa fondamentale e l’ambiente è sempre più povero e vulnerabile. Più terreno cementificato significa non solo terra strappata al verde e alle coltivazioni ma anche più suolo impermeabile, che aumenta il già elevato rischio idraulico.

Ne risente anche la biodiversità, con una perdita di specie vegetali, coltivate e non, che dispongono si sempre minor spazio. Se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un’opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l’intero Paese oltre al fatto che c’è un tema che riguarda l’ambiente, la sicurezza e la qualità della vita. Occorre pertanto accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ormai da anni ferma in Parlamento, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio.