Dopo 92 ore di negoziati a tratti drammatici, scontri frontali e trattative a oltranza, i leader europei trovano l’intesa sulla risposta comune alla piu’ grande recessione economica della storia dell’Unione. I capi di Stato e di governo hanno approvato un pacchetto da 750 miliardi di euro che dovrà servire alla ricostruzione post-pandemia, e che sara’ suddiviso in 390 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti per i paesi colpiti dalla crisi. Una somma significativamente inferiore rispetto alle ambizioni del pacchetto da 500 miliardi di euro ispirato dalla proposta di Francia e Germania a maggio e poi avallato dalla Commissione europea. Ma che porterà in dote all’Italia circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti.
E soprattutto ‘sdogana’ per la prima volta il principio secondo cui una istituzione europea, la Commissione, viene autorizzata a fare debito comune, un tabu’ che sarebbe stato impensabile solo qualche mese fa.
Ma arrivare al risultato non e’ stato facile e il vertice di Bruxelles, che per poco non battuto il record di durata di quello di Nizza nel 2000 che duro’ quattro giorni e quattro notti, passera’ alla storia per la feroce battaglia condotta dai frugali’, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca, col sostegno della Finlandia contro il resto d’Europa. I nordici, ribattezzati ‘taccagni’ dal giornale Liberation, hanno frenato fino all’ultimo ogni ipotesi di compromesso al rialzo sui sussidi da concedere ai paesi piu’ colpiti dalla pandemia e sono riusciti a ottenere forti aumenti dei ‘rabates’, gli sconti sul bilancio voluti da Margareth Tatcher e poi tramandati nei decenni a vantaggio di alcuni paesi, Germania compresa.