di Claudia Longobardi
Grazie alla proposta di modifica della norma regionale, presentata della Presidente della Commissione Urbanistica Laura Corrotti , la Regione Lazio sbloccherà decine di migliaia di domande di condono, la maggior parte delle quali provengono da privati cittadini di Roma e provincia, modificando un articolo della Legge Regionale 12 del 2004.
Ancora oggi, chi ha una pratica ferma da 21 anni relativa ad un immobile che ricade in un vincolo ambientale o paesaggistico introdotto dopo il 2004, si vede cassare la richiesta, anche avendo già pagato il 30% di acconto sugli oneri ed oblazione. E’ molto frequente, per fare un esempio, che due cittadini confinanti abbiamo fatto la stessa domanda di condono nel 2003, ma uno si sia visto lavorare la pratica in tempi record e l’altro no.
Un cortocircuito che impedisce l’incasso di quasi 3 miliardi di euro per le casse dello Stato, della Regione e degli enti locali.
Solo nella Capitale, secondo i dati del rapporto sui condoni edilizi presentato in Senato dal Prof. Sandro Simoncini, direttore scientifico del Centro Studi Sogeea, ci sono ancora 171.115 pratiche di condono non lavorate, ancora quindi da istruire. Di queste 74.265 sono state depositate in base alla Legge 363 del 2003. Poco meno di un terzo, 20.000, sono relative a immobili gravati da vincoli sopraggiunti dopo il 2004. Secondo lo studio, la media di smaltimento delle istruttorie nella Capitale è di circa il 3% l’anno.
Per i benpensanti, non si tratta né di un nuovo condono edilizio né di facilitare l’abusivismo; la proposta di firmata Laura Corrotti, di Fratelli d’Italia, è volta a risolvere il problema dei contenziosi generati dalla disparità di trattamento tra cittadini che hanno presentato le domande di condono ai sensi della Legge 326 del 2003.