Investimenti esteri in Italia +5% nell'anno del Covid

Investimenti esteri in Italia +5% nell'anno del Covid

di Anna Ricco

L’attrattività del ‘Sistema Italia‘ si rafforza nonostante la pandemia. Nel 2020 il numero di iniziative degli investimenti diretti esteri (‘IDE’) è cresciuto di 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente ed il 48% dei manager internazionali si dichiara pronto ad espandere le proprie attività nel nostro Paese. Al netto della fiducia crescente, restano però marcate disparità territoriali specialmente tra il Meridione ed il resto della Penisola. È questo lo scenario delineato dall’EY Europe Attractiveness Survey, studio che analizza l’andamento degli investimenti esteri in Europa e che sonda le percezioni dei player internazionali con l’obiettivo di indagare quale sia il livello di attrattività di ciascun Paese.

Ad attrarre la fetta più grossa degli investimenti esteri in Italia nel 2020, prosegue la nota, sono il settore dei servizi alle imprese, cosiddetti ‘B2B‘ (13%), e quello della progettazione di software e servizi IT (12%). Anche se quest’ultimo subisce una discesa di 5 punti rispetto al 2019. A crescere nell’anno della pandemia sono poi soprattutto il comparto logistica e wholesale (12%), finanza (8%) e farmaceutico (7%). Mentre per il settore dei macchinari e attrezzatture industriali (5%) e per quello tessile (4%) nel 2020 si sono registrate le flessioni più marcate, trainate dal clima di incertezza durante i mesi di lockdown.

Gli investimenti esteri destinati al nostro Paese sono in parte improntati al potenziamento della forza commerciale e del marketing (il 22% dei progetti d’investimento in Italia). Questa tipologia di progettualità è finalizzata in primis a intercettare la domanda interna, con servizi e prodotti dedicati alle esigenze locali di consumo. Al contempo, tuttavia, crescono gli investimenti in funzioni a maggior valore aggiunto, volti a valorizzare il know-how tecnico e imprenditoriale nazionale, soprattutto in ambito di processi di produzione (19% dei progetti) e ricerca e sviluppo (15%).

Fonte: LaPresse