Il divenire della città contemporanea

Il divenire della città contemporanea

Nella Storia, la sicurezza della città si è sempre identificata attraverso la localizzazione e la forma degli insediamenti rispetto alle calamità naturali ed alla necessità di difesa militare. Le tecniche e la forma che sono andate sviluppandosi secondo queste esigenze hanno determinato la percezione
della qualità della vita nelle città stesse. Nella città contemporanea i pericoli reali ed oggettivi o quelli percepiti provocano delle barriere fisiche e mentali che tendono a frammentare l’organismo città. I concetti di rischio e sicurezza non sono individuabili in maniera univoca ma,
al contrario, costituiscono questioni politiche, talvolta correlate a problemi di conflitto e di giustizia sociale.
Quelli che vengono definiti dispositivi di sicurezza spesso garantiscono benefici solo per alcuni e apportano svantaggi ad altri.
Governare, pianificare, gestire la città sono quindi operazioni complesse che non possono avvenire utilizzando solo i saperi professionali, ma anche e soprattutto attivando processi politici di partecipazione e cooperazione. Il tema dei rischi e quindi di come controllarli al fine di garantire la sicurezza della città è emerso con decisione solo negli ultimi decenni e si profila, oggi, nella gestione di numerosi rischi, di cui alcuni sono percepiti dai cittadini, altri sono sottovaluti da cittadini e decisori per la loro rarità o familiarità. Il
Consiglio Europeo degli Urbanisti, nell’attività di revisione della Nuova Carta di Atene del 1998, ha sintetizzato i pericoli individuando:

  • i rischi derivanti da calamità naturali;
  • i rischi tecnologici ed ambientali;
  • i rischi sociali.

    Ponendo l’attenzione su questi ultimi, si rileva che essi sono generati da comportamenti dell’uomo e sono quelli legati alla criminalità localizzata, prevalentemente nelle aree urbane caratterizzate da spazi fisici degradati, quartieri con alte percentuali di povertà, presenza di persone con provenienza diversa, magari in lotta tra loro, microcriminalità, criminalità organizzata. Condizioni che si rilevano nei centri storici come nelle periferie e configurano, di fatto, una zonizzazione sociale della città.
    Il comportamento sociale, rispetto alle scelte localizzative sul territorio, dipende in prevalenza dalla percezione che la gente ha dei rischi e solo in misura minore da esperienze ridotte di incidenti. Ciò esprime la chiara natura del rischio che è basata su immagini e convinzioni ed è legata alle aspettative del futuro e si fonda su poche e limitate conoscenze oggettive presenti. La percezione di insicurezza che caratterizza la vita urbana contemporanea è, pertanto, il risultato dell’intreccio di esperienze dirette, dati oggettivi, informazione mediatiche e conoscenze specifiche. Le autorità preposte al governo del territorio dovrebbero, quindi, intervenire utilizzando strumenti pianificatori e gestionali che individuino, attraverso l’analisi ed il monitoraggio del territorio, i rischi potenziali fisici e le aree di degrado sociale, predisponendo successivamente programmi e politiche di prevenzione del rischio, di partecipazione della società e di educazione della stessa ad una cultura del rischio con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati nella redazione e nell’adozione delle misure preventive predisposte.

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