di Cristiano Arcuri
Parla anche tanto russo il vino italiano. Sono molteplici e anche di una certa portata gli interessi russi in uno dei settori di punta del Made in Italy che ora rischiano di essere colpiti dalle sanzioni. Il caso esemplare è rappresentato da Gancia che, da più di dieci anni è sotto il controllo della Russian Standard Corporation, di proprietà del miliardario russo Roustam Tariko che detiene le azioni di Russian Standard Company, produttore e distributore di Russian Standard Vodka e di Roust, distributore generale in Russia di bevande alcoliche di classe “premium”. Alla holding russa fa capo anche la Russian Standard Bank, una delle principali banche della Russia e la compagnia di assicurazioni Russian Standard Insurance. Il magnate russo è di casa a Porto Rotondo e nel 2020 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria dal comune di Olbia per le iniziative lodevoli e generose a beneficio della città, per l’attaccamento a questa terra e per aver contribuito alla diffusione dell’immagine di Olbia nel mondo.
L’espansione russa nel settore vinicolo italiano si ‘fregia’ anche della presenza di un altro ‘zar’ della vodka, Yuri Shefler, che è proprietario di Spi-Group con sede in Lussemburgo e da cui dipendono circa 400 marchi di alcolici, tra i quali c’è la vodka Stolichnaya. Spi Group attraverso la controllata “Tenute del Mondo Group” è azionista di minoranza delle “Tenute di Toscana”, la holding controllata al 73,6% dal gruppo Frescobaldi, sotto il cui cappello ricadono top brand del vino italiano come Masseto e Ornellaia a Bolgheri, e Luce della Vite e Castelgiocondo a Montalcino (fonte Winenews).
Dallo spumante piemontese i corposi vini rossi toscani per arrivare alle bollicine della Franciacorta, Tariko e Shefler non sono gli unici paperoni russi ad allungare le mani sul vino italiano, si ha notizia anche di un altro miliardario russo Victor Kharitonin, che ha di recente acquistato il 95% della cantina Monzio Compagnoni di Adro in Franciacorta.
Fonte: Adnkronos