Dov’è finita la scuola nel dibattito pubblico? Ridotta alle modalità di svolgimento dell’esame di maturità. Ma quando un architetto parla di scuola, si riferisce soprattutto alla struttura fisica che la compone: aule, laboratori, corridoi, palestre. Un patrimonio, quello dell’edilizia scolastica italiana, che “ha in media 50 anni” e che è arrivato al capolinea, e per il cui rinnovo sarebbe necessario investire 50 miliardi nei prossimi 10 anni. A dirlo è l’architetto Alfonso Femia, esperto del settore e progettista di impianti scolastici all’avanguardia tra la Francia e Legnago.
Suo il progetto avveniristico dell’università di Annecy, e la scuola ‘rosa’ di Zugliano, in Veneto.
Secondo l’esperto, l’era post Covid è davvero l’ultimo treno per rinnovare le strutture dove i ‘nostri figli’ passano molte ore della loro giornata, ma la preoccupazione è una sola: “Rischiamo di spendere miliardi in dispositivi di sicurezza, quando si potrebbe investire subito in un grande progetto di ricostruzione e ammodernamento” di mura, facciate e aule. Femia lamenta una “miopia” del dibattito politico, quando si parla di un ritorno a settembre nelle aule: “Ci si riduce a parlare di gel igienizzanti e disposizione dei banchi, quando bisognerebbe ripensare completamente le scuole”. In questo Paese non se ne costruiscono da 40 anni, mentre solo il 5% delle strutture ha meno di 20 anni”.