di Giulio Oppi
La pandemia ha cambiato l’atteggiamento del 54% degli adolescenti (in particolare quelli, che frequentano le scuole superiori) nei confronti del cibo e delle modalità di consumarlo. Lo rivela la ricerca svolta da un team di studio dell’Università Cattolica piacentina insieme ad Anbi Emilia Romagna, Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), Consorzio di bonifica di Piacenza.
Secondo l’analisi, il maggior tempo trascorso a casa ha favorito il recupero della socialità dei pasti: nel 96% dei casi, la tavola è tornata ad essere un elemento di aggregazione familiare. Viene inoltre dedicata maggiore attenzione alla salubrità dei prodotti: 2 adolescenti su 3 privilegiano cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale; si riduce anche la quantità di cibo consumato e nel 78% dei casi aumenta anche la propensione all’attività fisica. Si rilevano anche la crescente adesione ai principi della dieta mediterranea e la scoperta delle tipicità del territorio, cui oltre il 70% degli intervistati riconosce qualità superiore.
Due gli aspetti su cui riflettere: ormai il 25% degli adolescenti non consuma la prima colazione e c’è un consistente aumento del tempo trascorso in compagnia dei soli ‘device’ digitali, con conseguenti impatti negativi sulla sfera della socialità.
Fonte: Adnkronos