Bio-idrogeno per lo spazio, al Gplab le nuove frontiere dell’innovazione

Bio-idrogeno per lo spazio, al Gplab le nuove frontiere dell’innovazione

di Giuseppe Rizzo

Dalle bioplastiche da rifiuti organici al bio-idrogeno da batteri rossi che andrà nello spazio. L’innovazione e la sperimentazione non hanno frontiere al Green propulsion laboratory Veritas, la piattaforma di ricerca sulle bioenergie finanziata dal ministero per la Transizione ecologica e il Comune di Venezia per la riconversione green di Porto Marghera. Inaugurato poco prima del lockdown del 2019, il Gplab nasce con l’intento di creare un volano per il sistema imprenditoriale che si sta affacciando su tematiche non tradizionali. Per cui la mission è di creare piattaforme tecnologiche a livello di impianti pilota.

Non solo idee, dunque, nel cuore della più grande area industriale d’Italia, ora in fase di riconversione. La filosofia è creare le condizioni per testare a livello pilota dei paradossi tecnologici. Ma cosa vuol dire? Si lavora su principi, come ad esempio, bruciare con l’acqua i rifiuti usando i superfluidi che sono quei gas che portati a pressione di temperatura diventano come il fuoco oppure progetti che simulano in un bicchiere d’acqua le pressioni e le temperature che ci sono sulla superficie del sole.

Tra i progetti in corso, la conversione dell’anidride carbonica, catturata dai fumi industriali, in biometano attraverso processi biochimici e fisici avanzati e il mese scorso abbiamo inaugurato la prima gas bioraffineria che produce bioplastiche ed energia usando proprio l’anidride carbonica separata dai fumi. C’è poi l’idrogeno su cui il mondo sta investendo tempo e risorse. Dall’utilizzo dell’idrogeno come catalizzatore di processi chimici e non come combustibile fino ad arrivare al bio-idrogeno prodotto dai batteri rossi diretto nello spazio.

Il progetto ‘Purple B’ è stato infatti scelto dall’Esa (Agenzia spaziale europea) e riguarda la produzione di idrogeno dai batteri rossi, isolati dai sedimenti della Laguna di Venezia. L’aspetto interessante è che si tratta di fossili viventi. Sono infatti i primi batteri che hanno colonizzato la crosta terrestre quando non c’era ossigeno.

Fonte: Adnkronos