di Cristiano Arcuri
Dall’idea di un team di tecnici forestali nasce la prima startup interamente dedicata alla tutela dei boschi. Obiettivo: applicare i principi dell’economia circolare alla gestione delle aree verdi di ridotte dimensioni, che sono piu’ spesso penalizzate dal vuoto normativo. Anche le riserve boschive piu’ piccole richiedono cure e interventi mirati.
I dati ci dicono che ogni anno le foreste italiane assorbono 42,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera. Si tratta di una cifra record, che pero’ con opportuni accorgimenti e con un serio piano di sviluppo delle operazioni di gestione sostenibile, potrebbe aumentare addirittura del 30% a beneficio dell’ambiente.
Nel nostro paese le aree verdi marginali rischiano di rimanere escluse dai piani d’azione collettivi, che interessano soprattutto i terreni di maggior estensione. Come ovviare e, dunque, preservarle? Il problema se lo sono posto un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze Forestali di Firenze, che ha da poco inaugurato Forest Sharing, una vera e propria community imperniata sul tema della valorizzazione del patrimonio forestale nazionale. Si tratta best practice per l’innovazione nell’ambito del progetto Rosenwood dell’Unione Europea.
I ricercatori hanno scoperto che la proprieta’ forestale italiana e’ estremamente frammentata perché, mediamente, la maggior parte dei privati gestisce piccoli boschi che vanno dai 5 ai 15 ettari, con l’assoluto svantaggio di dover sostenere costi di manutenzione piuttosto elevati. Cosi’ hanno pensato di sfruttare i principi dell’economia circolare condivisa per mettere le proprie conoscenze al servizio di chiunque ne potesse beneficiarne. Risultato? Che l’idea di affiancare la causa ambientale si e’ rivelata anche un valido modello di imprenditoria giovanile con buoni risultati occupazionali.
Fonte: AGI