di Gaia Beretto
L’addio ai motori a combustione interna a partire dal 2035, annunciato dal Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, che coinvolge i ministeri della Transizione ecologica, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e dello Sviluppo economico potrebbe avere impatti notevoli su un settore – quello della produzione automobilistica – che in Italia, soprattutto nel secondo dopoguerra, è stato trainante per l’intera economia nazionale, ma che negli ultimi 20 anni ha vissuto alti e bassi, culminati con la profonda crisi provocata dalla pandemia.
I numeri di Anfia, l’associazione della filiera automobilistica italiana, raccontano di una produzione nazionale cresciuta dal 2014 al 2017, passando da 698mila unità a 1,14 milioni, fase seguita da un calo nel 2018 del 7% a 1,06 milioni di autoveicoli e nuovamente nel 2019 del 14% a 915mila.
Poi, nel 2020 il Covid ha portato a un crollo del 15,1% rispetto al 2019, per un totale di 777mila volumi, destinati per il 67% ai mercati esteri. In particolare nel 2020 la produzione domestica di autovetture è ammontata a 452mila unità, il 16,6% in meno rispetto al 2019. A pesare, anche il progressivo addio al gasolio con un numero di auto diesel prodotte in Italia che dal 2016 al 2020 è diminuito di ben 18 punti percentuali, passando dal 33% al 15% sul totale della produzione domestica, pari ad un calo dei volumi del 70,8% nel quinquennio.
Nel periodo è diminuita anche la produzione in volumi di auto a benzina del 33,8%, mentre è un vero e proprio crollo nella produzione di auto a metano (-77%), scese sotto la quota dell’1%. In discesa anche i volumi di auto a GPL, -52%, la cui quota si assesta intorno al 2%. Le elettriche e ibride, che nel 2016 non venivano prodotte, hanno invece raggiunto una quota di rispettivamente il 3 e il 14% sul totale delle auto.
Fonte: Adnkronos