Abolire il commercio degli animali selvatici o sarà la fine

Abolire il commercio degli animali selvatici o sarà la fine

Che succede nei mercati cinesi? Dopo il divieto assoluto di consumo di animali selvatici emanato dal governo cinese il 24 febbraio scorso, la preoccupazione per quanto accade nei wet-market asiatici, a partire dal famigerato mercato del pesce di Wuhan, viene riverberata da un sondaggio in cui, forse per la prima volta, gli stessi concittadini si esprimono al 90% in maniera favorevole alla chiusura, a partire da quelli illegali.

Secondo il Wwf internazionale, fautore del sondaggio, questi traffici debbono finire per sempre e potremo anche chiederci perché, visto che si tratta di tradizioni, come per noi la selvaggina, consolidate, apparentemente negative solo per gli animali.

Il commercio di animali selvatici è la seconda più grande minaccia diretta alla ricchezza della vita, a livello mondiale, subito dopo la distruzione degli habitat. Le popolazioni di animali vertebrati sulla Terra sono diminuite in media del 60% dal 1970, mentre un rapporto del 2019 (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, Ipbes) afferma che una media del 25% delle specie globali è attualmente minacciata estinzione. Ma è il legame con la pandemia da coronavirus attuale che rende la questione primaria per i sapiens. Una questione che inizia dai principali serbatoi di virus che esistano in natura, i pipistrelli.

La Sars arrivò agli umani attraverso lo zibetto di palma asiatico, la Mers con i cammelli, Ebola via gorilla e scimpanzé, Nipah attraverso i maiali, Hendra via cavalli e Marburg attraverso le scimmie verdi africane. Tutti questi virus rimangono ancora estremamente virulenti e mortali dopo aver fatto il salto finale negli umani.