A rischio estinzione la flora appenninica

A rischio estinzione la flora appenninica

di Giulio Oppi

Preoccupa lo stato di salute della flora italiana, in particolare quella appenninica al centro di diverse azioni di tutela. Tra i fiori appenninici a rischio: la Scarpetta di Venere, l’Adonide ricurva, l’Iris Marsica, l’Aquilegia della Majella, solo per citarne alcuni.

È quanto emerge dal nuovo report ”Biodiversità a rischio 2021” che Legambiente lancia alla vigilia della giornata mondiale della biodiversità e in cui l’associazione ambientalista fa il punto sullo stato di salute delle specie viventi, sui principali fattori di rischio e sulle strategie da adottare per far fronte alla perdita della diversità biologica.

Flora appenninica, ecco le specie a rischio. Nella lista della flora italiana minacciata, ci sono le ‘magnifiche sette‘: Cypripedium calceolus (Scarpetta di Venere), Adonis distorta, Androsace mathildae, Iris marsica, Astragalus aquilanus, Klasea lycopifolia e Jacobaea vulgaris subsp. gotlandica (che è di interesse comunitario e al centro di azioni di tutela come il progetto Life Floranet che vede tra i partner il Parco Nazionale della Majella come capofila, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco Naturale Regionale Sirente Velino, insieme a Legambiente e all’Università di Camerino).

Tra le altre specie vegetali a rischio, anche l’Aquilegia magellensis (ossia l’Aquilegia della Maiella, specie endemica), l’Utricularia australis (nomi italiani: Utricularia meridionale o Erba-vescia delle risaie, una pianta carnivora) e poi la Viola eugeniae, la cosiddetta Viola di Eugenia. Le principali minacce, oltre al cambiamento climatico in atto che potrà rappresentare un serio problema per le specie endemiche di alta quota, sono gli incendi, il pascolo incontrollato, l’evoluzione spontanea della vegetazione e localizzati sovraffollamenti turistici.

Flora a parte, ad essere in pericolo sono anche diversi uccelli nidificanti che popolano la Penisola come il Cormorano Atlantico, il Capovaccaio, il Gipeto, la Bigia padovana, senza dimenticare quelle specie che popolano il Mar Mediterraneo come ad esempio tartarughe marine, delfini, uccelli ed elasmobranchi (squali e razze), sempre più oggetto di catture accidentali (il cosiddetto bycatch) della pesca professionale. Molte di queste catture avvengono nel Mar Adriatico, mare ricco di biodiversità marina, ma anche area intensamente sfruttata dalla pesca a strascico e dalle reti da posta.

Fonte Adnkronos