di Giuseppe Gallo
Una rete di 67 sensori-termometro posizionati dai 5 a 60 metri di profondità per controllare la temperatura del mar Tirreno e monitorare l’impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema marino e sui processi di dinamica costiera. È quanto è stato realizzato nell’ambito del progetto MedFever che riunisce Enea come partner scientifico, l’associazione MedSharks in veste di coordinatore, l’azienda Lush e un gruppo di subacquei volontari.
I risultati del primo anno sono stati presentati alla vigilia della Giornata nazionale del mare che si celebra ogni anno l’11 aprile per promuovere la cultura del mare. A nemmeno un anno di distanza dalla posa dei primi termometri, i profili delle temperature sono già stati pubblicati sulla piattaforma open source SeaNoe e sono a disposizione della comunità scientifica per studi di biologia, oceanografia, chimica, climatologia.
I dati e le osservazioni raccolte dai subacquei di MedFever consentiranno ai ricercatori di comprendere meglio i meccanismi alla base della sofferenza degli ecosistemi sommersi, in particolare di gorgonie, alghe coralline e madrepore arancioni, legata al surriscaldamento delle acque e alle onde di calore in mare, un fenomeno che gli scenari climatici indicano come sempre più frequente in futuro e che può influenzare in modo determinante gli ecosistemi costieri.
A livello operativo, i sensori, delle dimensioni di una scatola di fiammiferi, sono stati calibrati dai tecnici dell’Enea per raggiungere la precisione di 0,1°C e misurano la temperatura del mare ogni 15 minuti. Subacquei volontari di diversi centri immersione li hanno posizionati in 18 punti strategici: Isola del Giglio (Toscana), Golfo di Napoli, Capri e Palinuro (Campania), Stretto di Messina, Palermo e San Vito lo Capo (Calabria e Sicilia), Golfo di Cagliari, Capo Figari, Santa Teresa di Gallura e Isola Mortoriotto (Sardegna), Nettuno e Ponza (Lazio).
Fonte: Adnkronos