di Antonella Ardito
Una delle ultime aree vergini della costa abruzzese e dell’intero medio-Adriatico, vasta ben 40 ettari, come altrettanti campi di calcio, rischia di essere oggetto di una lottizzazione con cemento per alberghi e strutture extra-ricettive. A denunciarlo definendo il caso che riguarda che riguarda un’area di costa che va da Scerne di Pineto al centro urbano di Pineto, nel teramano, sono le associazioni ambientaliste Paliurus-natura, storia ed ecoturismo e Soa (Stazione ornitologica abruzzese).
Il sito, infatti, sottolineano è vincolato per il paesaggio dal ministero, ma con la delibera del Comune di Pineto del 25 novembre 2020, denunciano, si è costituito un Consorzio per la realizzazione nel Comune di Pineto, del piano di lottizzazione. L’intervento prevede la realizzazione di infrastrutture e strutture turistiche quali: alberghiere ed extra-alberghiere, strutture sanitarie e del benessere, sportive, culturali e sociali.
Il consorzio si prefigge la conclusione dell’iter procedimentale previsto e di addivenire alla stipula della relativa convenzione disciplinante i reciproci impegni (dell’ente comunale e del Consorzio) per la realizzazione degli interventi previsti e delle relative opere di urbanizzazione primaria. La costa è già piena di edifici e in questo caso le costruzioni e gli insediamenti andrebbero a rovinare per sempre un’area che invece dovrebbe essere trasmessa ai posteri per i suoi valori paesaggistici e naturalistici. Non si terrebbe conto per nulla dell’attuale necessità, troppo spesso sbandierata solo a parole, di perseguire il cosiddetto consumo di suolo zero.
Si pensi che alle spalle di tale area c’è un enorme complesso industriale/commerciale attualmente abbandonato: l’ex Mercatone Uno ed ex Mobilificio Rossi.
Sull’aspetto naturalistico lo spazio è una delle pochissime aree sgombre da cemento dell’intera costa tra Ancona e Termoli. Sarebbe una lottizzazione gravissima, addirittura la più vasta a scala nazionale vista mare sul lato adriatico della penisola. Un’area dai valori naturalistici ormai quasi unica con specie di piante e animali rarissimi, vincolata da decenni a livello paesaggistico con apposito decreto nazionale.
Costruire alberghi, resort e tutto il contorno di accessi e servizi in una delle pochissime aree vergini dell’intera costa abruzzese, per il 90% ormai antropizzata, nel 2020 è una scelta del tutto miope. Tra l’altro l’innalzamento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici rende molto vulnerabile tutto il sito.