Fin dall’antichità esiste una tensione tra il modo in cui le città sono costruite (la città della pietra) e la capacità delle persone di abitarle (la città delle relazioni). Da sempre, chi le abita, ha
assunto comportamenti diversi che sono riconducibili ai principi di etica; ma cos’è l’etica? Una definizione, che troviamo su wikipedia, può essere sintetizzata come “il modo di comportarsi i in base a ciò che ciascuno ritiene sia la cosa più giusta”
Richard Sennett mostra come “…Parigi, Barcellona e New York hanno assunto la loro forma moderna: la diffusione globale della “città chiusa” – segregata, irreggimentata e sottoposta a un controllo antidemocratico –, che dal Nord del mondo ha conquistato il Sud del mondo e i suoi agglomerati urbani in mostruosa espansione”. Questo comportamento, prevalente, non può certo definirsi eticamente accettabile se si condivide la definizione indicata sopra.
Oggi, l’evento che dall’inizio del 2020 sta scuotendo il mondo,
percepito con diverse forme di sensibilità, porta a mettere in discussione alcune certezze che sino ad oggi hanno caratterizzato le città con le loro società avanzate. Ciò che i decisori del mondo hanno sino ad oggi stabilito essere giusto ha coinciso con ciò che era utile a loro (decisori). La città è stata intesa, sino ad oggi, come strumento utile per produrre ricchezza, ed è stata infarcita di innovazione tecnologica fine a se stessa ed utile solo a irretire la vita e certamente non a migliorarne la qualità.
Queste nostre city, spesso smart, come Wuhan o Milano, hanno restituito immagini spettrali a causa di un minuscolo, invisibile ed impercettibile essere che attacca gli spazi interstiziali dei nostri bronchi e che può condurre rapidamente alla morte. Le nostre certezze, così come la nostra vita, sono sospese. L’Europa si mostra fintamente solidale tra Paesi e Stati Membri, ed il resto del mondo è, forse, in gran parte ancora inconsapevole di cosa sta accadendo!
Si stanno imponendo provvedimenti sempre più stringenti con la conseguente limitazione delle relazioni, con la sospensione di gran parte delle attività tradizionali, con il blocco dell’economia reale, con la constatazione dei limiti del sistema sanitari.
Ma questo evento è solo una maledizione che ha colpito la città?
Certamente è una scossa violenta, inattesa che ha mostrato la
fragilità del nostro sistema ma che sta, anche, costringendo a
sperimentare nuovi sistemi di vita: abbiamo iniziato a sperimentare realmente lo smart working; stiamo osservando quale conseguenza la riduzione del flusso del traffico del sistema pubblico e privato; constatiamo i punti di forza della protezione civile, in materia sanitaria, sollecitata in precedenza quasi sempre per effetti sulla città fisica (terremoti, alluvioni, ecc.), percepiamo il senso di Patria!
A questa notte, che non potrà essere infinita, bisogna porre
attenzione alle scelte della politica per la rinascita della città
affinché focalizzino l’attenzione sulle modalità di attuazione delle proposte. Ciò con l’apporto dei giovani (compresi quelli
immigrati)!
Francesco Alessandria
Architetto, Docente di Pianificazione urbanistica -Università di Roma, La Sapienza