di Lucia Zitti
“…La natura, ineguabilmente friabile degli strati superficiali di calcare, ha prodotto nelle varie pareti, delle moli tagliate dall’antico piccone, i più bizzarri colori e disegni con sfumature sul verde e sul rosa per cui si ha l’impressione di trovarsi dinanzi ad un misterioso scenario. Dentro la grotta ad ogni incavo delle rocce pendono cortine di vitalbe e di altre piante rampicanti, pilastri naturali giganteschi. In fondo canta l’acqua verde smeralda che gocciola lentamente dalle pareti e dalla volta e forma nel pavimento argilloso e ricoperto di muschio un laghetto in miniatura che è un miracolo di limpidezza e che specchia e riflette le colonne, le mura e le stalattiti…”
Così il giornalista Giovanni Patti descriveva “Le meraviglie della “Grotta dei Cordari” di Siracusa nel Giornale d’Italia il 6 aprile 1934, e così esse apparivano a coloro che la visitarono fino al 1983, quando fu chiusa. Dopo 40 anni, riaprirà. Poco distante dall’Orecchio di Dionisio, la Grotta si trova all’interno della “Latomia del Paradiso”, nell’area monumentale della Neapolis di Siracusa nota sin dall’età greca come cava di pietra e prigione e, secondo quanto tramandato dagli storici, trasformata successivamente in giardino, un “paradiso” di alberi di limoni e aranci tipici del paesaggio siciliano.
È chiamata così perché’ i siracusani vi lavoravano le corde con il sistema tradizionale della ruota a mano, favoriti in questo dalla naturale umidità e dall’ampiezza del luogo che permetteva loro di stendere le fibre vegetali e trasformarle in fili. La Grotta è un gioco di luce continuo tra muschi e capelvenere, pilastri e falsi pilastri, amplificato dalla presenza di acqua, di carattere meteorologico o proveniente da alcune falde.
Insieme alla Grotta dei Cordari torna ad essere visitabile anche l’adiacente Grotta del Salnitro così chiamata perché’ vi veniva lavorato il salnitro, un deposito costituito da sali minerali che si trova sulle pareti umide della grotta; la monumentale imboccatura è coperta da un gigantesco masso della volta crollato sul quale sono visibili, in forma quasi di gradinata, i piani di stacco dei blocchi calcarei, segno tangibile dell’estrazione della pietra da questa cava.
Fonte: AGI