COVID oltre il 50% degli italiani dormono e sognano peggio

COVID oltre il 50% degli italiani dormono e sognano peggio

Con l’arrivo della pandemia, una inimmaginabile esperienza di trauma collettivo, pervasivo e permanente, più della metà della popolazione italiana, e non solo, ha avuto una ridotta qualità del sonno e dei sogni. Il dato emerge da numerosi studi condotti da diverse università italiane e gruppi di ricerca dall’inizio della pandemia. Il cambiamento delle abitudini rilevato riguarda il numero di ore dormite, l’aumento della frammentazione e dei risvegli, il ritardo nell’andare a dormire e nel risveglio. Tutto in una percentuale più alta rispetto all’incremento di ansia, depressione e dei disturbi post traumatici da stress.
A cambiare, non sono stati solo la qualità e lo stile del sonno degli italiani, ma anche i sogni. L’attività onirica è correlata al sonno con due diverse modalità: come si sogna la notte dipende da come si sta da svegli e dalla produzione di un sonno di buona qualità da parte del cervello.

Uno studio condotto presso il laboratorio di Psicofisiologia del sonno della Sapienza Università di Roma ha evidenziato come il pattern onirico sia peggiorato, da inizio pandemia, soprattutto in relazione “all’incremento percepito dell’attività onirica, ai contenuti negativi dei sogni e ad espressioni emotive negative.

Un aspetto sul quale porre l’attenzione, rispetto alla qualità del sonno degli italiani in questi mesi di pandemia, è la funzione sentinella della fase Rem. Mentre il sonno profondo serve a una rigenerazione e conservazione dell’energia. La fase Rem essendo più superficiale consente all’organismo di mantenere una sorta di sorveglianza sull’ambiente senza rinunciare ai benefici del sonno, ma sostituendo i brevi risvegli che primitivamente servivano a mantenere la vigilanza.

Da un punto di vista evolutivo significa che non abbiamo più bisogno di mantenere le antenne vigili, perché l’ambiente può manifestare dei pericoli mentre noi dormiamo. Non è così sempre. Infatti, ad esempio, nella condizione attuale, la funzione sentinella ha un’importante correlazione con la qualità del sonno in tempi di Covid.

Si dorme peggio perché lo stress, il cambio delle abitudini, l’essere esposti a meno ore di luce solare, trascorrere molte ore davanti al pc per il lavoro da casa, ma anche perché abbiamo una condizione collettiva di trauma che ci fa vivere un pericolo imminente e pervasivo rispetto al quale anche la funzione sentinella ci costringe a stare più attenti e a non abbandonarci del tutto al sonno.
L’aumento dei disturbi del sonno porta con se anche un altro pericolo, ha indotto in maniera inappropriata ad usare più ipnotici/sedativi. Si è persa l’occasione di considerare un approccio più congruo a questo problema, tanto nella qualità di quello che si usa quanto nell’obiettivo che vogliamo ottenere:
restituire una buona qualità del sonno e non una sedazione.

Prima di essere colpiti dalla pandemia, non eravamo messi bene sul fronte sonno: in Italia, e non solo, il numero degli insonni era molto alto e questo è legato anche ad aspetti culturali e socio-economici. Siamo infatti in una cultura delle 24 ore in cui tutto è disponibile, visibile, acquistabile. Siamo in una vita senza riposo. Eppure il sonno è un aspetto della salute molto importante, perché si sa che mentre dormiamo accadono molte cose che ci aiutano a preservarci in salute o che, se non siamo molto in salute, ci aiutano a guarire.

Il sonno cura ma è anche una necessità vitale ed è necessario alla qualità della nostra vita.

Se non dormiamo bene succedono molte cose alla nostra salute che viene aggredita in molte funzioni: irritabilità, impoverimento cognitivo, perdita di memoria o brevi dimenticanze, allucinazioni, indebolimento del sistema immunitario, rischio di diabete di tipo 2 e di patologie cardiache.
Per tutte queste ragioni è necessario incentivare la consapevolezza di quanto sia importante il sonno, anche come priorità nella vita dell’uomo per arrivare a trovare un nuovo equilibrio rispetto alle esigenze economiche, familiari e sanitarie, ma soprattutto ritrovare un cultura del sonno che ci faccia guardare con più amore a questa modalità di vita che pesa per un terzo sulla nostra esistenza.